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Apr, 2022

L’Affido è un po’ come il cubo di Rubik

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Desideriamo condividere delle riflessioni sul tema dell’affido.
Le parole che seguono sono di F., un ragazzo di 13 anni, figlio di una famiglia affidataria che da tempo condivide l’accoglienza di un ragazzino di 12 anni.

“Ricordo bene quella volta in cui i miei genitori mi hanno chiesto se ero d’accordo nel caso in cui avessimo accolto in famiglia un bambino in affido…
non sapevo che caratteristiche avrebbe avuto questo bambino per cui ho risposto di sì…ora, a distanza di tempo, se me lo richiedessero, direi un sì ancora più convinto per come stanno andando le cose…
Accogliere è stata una bella esperienza perché ho imparato anch’io a capire di più l’altro, e a trovare delle cose divertenti da fare insieme anche con qualcuno che è diverso da me, ancora di più vista la sua disabilità.
Adesso faccio fatica ad immaginare la mia famiglia senza di lui, lui per me è un fratello… Io fuori di casa lo chiamo “fratello”. Non è stato così da subito ma dopo un po’ di tempo ho sentito che potevo chiamarlo così.
Certo, ci sono momenti in cui vorrei essere figlio unico per avere qualche attenzione in più, ma sono davvero pochi questi momenti.

L’affido è un po’ come un cubo di Rubik: all’inizio è un po’ complicato e ci metti ore, mesi, anni per capire come funziona e poi man mano che capisci le mosse e i meccanismi tutto diventa più facile, gestibile e te la godi di più.
È un’esperienza bella, accogliere un bambino a casa tua, se la sua famiglia è un po’ in difficoltà e non ce la fa a gestire tutto.
È un po’ un gioco di squadra e nella nostra squadra lui è il centrocampista, è il personaggio più importante, è al centro del progetto; al suo fianco ci siamo tutti noi.
Io sono sempre al suo fianco come secondo centrocampista, sono dalla sua parte, complice, lo difendo, lo capisco. Mia mamma è l’attaccante che serve palloni, cercando di accontentare un po’ tutti mentre mio papà è il difensore centrale,
solido, una sicurezza; poi c’è mio fratello maggiore con la sua ragazza che anche se sono meno presenti sono comunque importanti, soprattutto lei perché spesso lo ha aiutato.
E nella squadra ci sono anche i suoi genitori, perché’ ognuno è importante e ognuno ha il suo ruolo”
F.

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