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Jul, 2023

Perché a domicilio – di Carla Taffarel

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Immaginate un bambino che si disegna al centro di un foglio bianco e attorno a sé, piano piano, inizia a scrivere, disegnare e raccontare il “suo mondo”: racconta chi è, le sue passioni, le sue paure, le fatiche, i sogni, i desideri, i suoi luoghi del cuore, le persone che sente vicino, chi vorrebbe più vicino, i legami fragili e quelli così forti da essere il loro rifugio sicuro.

È da questo mondo che nascono i bisogni e il senso degli interventi educativi domiciliari che svolgiamo attraverso il progetto “Go-Togheter” che si pone l’obiettivo di contrastare la povertà educativa e di promuovere il benessere dei bambini, partendo dai loro bisogni “multidimensionali ”.

Per comprendere le molteplici dimensioni dei bisogni dei bambini, è fondamentale creare spazi di dialogo e di ascolto con i bambini e le famiglie coinvolte. Solo attraverso una relazione solida e di fiducia è possibile riconoscere i punti di forza e le sfide che ogni bambino e famiglia affronta . Questo processo richiede tempo e pazienza, e nessuna pretesa di cambiamenti radicali, ma un profondo rispetto per cultura e abitudini.

Una delle caratteristiche comuni che emergono tra i bambini coinvolti in questi interventi è il bisogno di fare esperienze significative .
Per molti bambini, l’accesso a opportunità educative stimolanti è limitato a causa di vincoli economici o sociali. L’intervento educativo domiciliare mira a colmare questa lacuna, offrendo ai bambini la possibilità di sperimentare nuove attività e di trascorrere del tempo di qualità con i propri familiari.
Attraverso attività semplici e coinvolgenti, come la cura di un fiore, la realizzazione di progetti artistici, di giochi o passeggiate in luoghi nuovi da scoprire, l’intervento educativo domiciliare crea un ambiente stimolante che favorisce lo sviluppo personale, sociale ed emotivo. Inoltre, incoraggiamo anche le famiglie a partecipare a queste attività, rafforzando il legame tra genitori e figli e creando un ambiente di apprendimento familiare.
Gli interventi nascono anche dal bisogno di creare una rete sociale più forte per colmare quella solitudine che spesso vivono le famiglie ai margini, o più semplicemente dal bisogno di ricercare nel territorio potenziali risorse di supporto per la famiglia o il singolo bambino, orientandolo ad esempio ad un doposcuola o ad un’attività sportiva o ricreativa nella quale possa sperimentare e fare emergere le proprie qualità.
Il racconto e la scoperta di sé è il filo rosso che lega ogni passo, ogni attività, ogni confronto con la famiglia. I bambini ei ragazzi possono non avere le parole per descriversi, sentirsi soli in mezzo agli amici, non capire cosa provano e così si mette al centro ancora una volta il bisogno di scoprirsi e sentirsi importanti. Le attività, il dialogo e l’ascolto attivo vogliono offrire modelli educativi alternativi che non solo creano ricordi significati ma anche speranza per il futuro.

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