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Jun, 2020

IN QUESTO TEMPO CHE SI DILATA C’E’ UN FUTURO CHE CI ATTENDE

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Anche il sipario dell’Arcobaleno, da sempre aperto alla comunità che accoglie il bisogno, è gradualmente calato. Fino a rendere L’Arcobaleno, come altre realtà del tempo che stiamo vivendo, un arco di luce mai pensato possibile: la chiusura temporanea del Centro Diurno, l’accoglienza limitata ai bambini residenziali in Casa Famiglia, la sospensione del servizio di volontariato, il rinvio delle attività sul territorio. L’isolamento, la distanza fisica nelle relazioni umane.

Ciascuno di noi educatori si sente chiamato ad un maggior senso di responsabilità, per i bambini e per la comunità, per noi stessi. Normalmente dediti all’ascolto del bisogno, ci impegniamo per mantenere la positività e il buon umore necessari a svolgere la nostra attività di accoglienza e cura, consapevoli della resilienza, della profonda sensibilità e della delicatezza d’animo dei nostri bambini.

Da sempre accogliamo vissuti e sentimenti cercando di convogliarli verso un buon risultato, provando a trasformare e a valorizzare fiduciosi quello che c’è in qualcosa di migliore. Riceviamo tanto, impariamo dalla forza dei bambini che vivono con noi, dalla tenacia, dalla tenerezza, nonostante la paura e la deprivazione. Ora più che mai siamo chiamati a rispondere anche per i diurni che non possono essere accolti in struttura ma che devono sentire che ci siamo, che siamo tutti vicini. La speranza, la responsabilità, la determinazione possono prevalere. E’ una realtà, un modo di essere e di stare nelle situazioni che appartiene all’Arcobaleno, con la consapevolezza che non siamo soli, che siamo uniti e disposti a leggerci in profondità, per rimanere in ascolto dell’altro e continuare a prendercene cura.

Ci conforta la presenza costante delle religiose, le Figlie di San Giuseppe del Beato Luigi Caburlotto che orientano la linea educativa ispirata al carisma del Padre Luigi e che sono esempi d’arte del cuore e di perseveranza.

Essere educatori in questo tempo è una sfidaL’inevitabile distanza fisica tra noi adulti e con i nostri ragazzi non vuole e non deve essere distanza educativa, distanza affettiva. E’ una distanza che trova nuove strade e nuove forme per essere presenza, vicinanza, per dare fiducia e rassicurare.

Se non posso prendere in braccio un bambino, se non posso fare contenimento fisico, dare una pacca sulla spalla, abbracciare … mi invento nuove forme. Posso trasformare cellulari, computer, in strumenti che ci avvicinano, ci tengono in contatto, che mi permettono di rassicurare e guidare anche a distanza. Non è la stessa cosa, ma anche questa modalità ci permette di scoprire nuove risorse, nuove capacità, nuove potenzialità.

La vita in comunità non si ferma e nonostante i giorni della settimana sembra non abbiano più confine e le normali abitudini sono sospese, cerchiamo di mantenere la nostra quotidianità con i ragazzi in modo semplice, con nuove modalità di apprendimento e socializzazione, cercando il più possibile di mettere l’impegno richiesto per imparare anche da lontano. La scuola è il primo luogo di socializzazione, c’è il bisogno di sentirsi parte di un gruppo, pertanto si cerca di mantenere i contatti con gli amici più vicini per salutarsi, raccontarsi e scambiarsi un sorriso. E come sempre si ride, si gioca, si inventano attività, si litiga per poi riappacificarsi fino a sera che è il momento che amplifica le nostalgie, il desiderio di sentire mamma e papà. Si, perché questa emergenza ha sospeso le visite con le famiglie e per i ragazzi la distanza è amplificata soprattutto quando il pensiero va a loro e noi educatori cerchiamo di trasmettergli tutta la sicurezza possibile. Tutto questo per noi è quotidianità.

Ai nostri ragazzi vogliamo trasmettere la fiducia che tutte le difficoltà si possono affrontare, la certezza che nella prova nascono nuove arti, la sorpresa di accorgersi che tutto ciò a cui prima non si faceva caso e si dava per scontato diviene ora prezioso e tesoro di cui essere grati. Che poi, a pensarci bene, i ragazzi dell’Arcobaleno queste cose già le sanno e le hanno in qualche modo già vissute. Forse, questa volta, sono loro a insegnare a noi tutto ciò.

Noi educatori? Nonostante le difficoltà ad orientarci in questa nuova didattica o a prendere e mantenere la distanza in un lavoro che prevede vicinanza, continuiamo con passione ad accompagnare questi ragazzi perché crediamo in quello che facciamo. Ci siamo perché, in questo tempo che si dilata, sappiamo che c’è un futuro che ci attende.

L’Equipe Educativa dell’Associazione di Volontariato “L’Arcobaleno-Onlus”

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