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Mar, 2021

La DAD e le emozioni necessarie, osservatorio sulla condizione giovanile – di Ennio Rosalen

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La prospettiva da cui leggo la situazione degli studenti delle superiori in tempo di Covid, è quella di un insegnante che ha un’ora alla settimana di lezione in un istituto tecnico e che nella sua materia dovrebbe trasmettere valori sui quali giocare la propria vita. Ciò che segue sono impressioni parziali, lacunose.

Se nello scorso anno scolastico c’è stata una fase d’avvio segnata da mancanza di collegamenti, di computer, con docenti non competenti negli strumenti informatici, ora i problemi sono stati in buona parte superati, ma si coglie un senso di stanchezza da parte degli studenti. Infatti i ritmi sono intensi, non ci sono momenti di “pausa”, cioè giornate con la visione di un film, viaggi di istruzione, assemblee di Istituto o di classe. Ogni giorno lezione, lezione, lezione… Lo studente che vuol riuscire a scuola è decisamente sotto pressione.

Lavorano di più, lavorano intensamente. Chi abita lontano risparmia il tempo del viaggio, non occorre che si alzi alle sei di mattina, risparmia tre-quattro ore complessive per gli spostamenti. Studia anche meglio, con meno stress. Ma gli adolescenti non hanno le stesse situazioni favorevoli a casa. Le situazioni sono le più diverse. Chi non ha genitori che sostengono, motivano e quando serve relativizzano, sono più a rischio di perdersi, quali ad esempio i ragazzi di recentissima immigrazione o quelli con motivazioni allo studio poco robuste.

Nella didattica a distanza (DAD) le scuse e le modalità per svicolare sono infinite: il collegamento si interrompe improvvisamente, lo studente collegato con il telefonino ha pochi giga e quindi non attiva la videocamera (la scusa è che il computer è rotto o altro), l’immagine dello studente è in crash (bloccata improvvisamente), mentre è collegato con il computer chatta (conversa) con altri sul cellulare, fa i compiti di altre materie, passano altri familiari per la stanza o anche ascoltano stabilmente la lezione senza che lo sappia l’insegnante, termina la lezione e lo studente non si disconnette, segno che se ne era andato già prima. D’altronde spesso è proprio la connessione dell’Istituto che è deficitaria, non regge tutti i collegamenti, per cui se ne può approfittare. Insomma vi è la possibilità, per alcuni o forse molti, di assumere una serie di comportamenti scorretti e insinceri, senza reale possibilità di correzione-confronto.

Alcuni studenti rischiano di abituarsi al sotterfugio e, vista la promozione generalizzata dello scorso anno, potrebbero pensare di poter vivere così. I ragazzi lasciati soli a casa per ore ed ore navigano liberamente sul WEB più ancora di prima. Pare che più del 70 % sia collegato 24 ore su 24 con il telefonino sempre acceso. Non hanno confronto con adulti né a scuola, né a casa. Fatti di cronaca, eventi, commenti sulle chat, con quali criteri sono valutati e presi in considerazione? Quale scala di valori si stanno costruendo? La valutazione critica rischia di provenire dal gruppo dei pari. La pornografia è l’area più cliccata da sempre in rete. Ma il dato nuovo è che accanto alla sua straordinaria accessibilità, riguarda già ragazzini di dieci-undici anni. Troppo precoce, troppo pervasiva e accessibile. Quale sviluppo psicoaffettivo e relazionale si genera?

Per tantissimi argomenti che si svolgono a scuola è fondamentale la presenza dello studente, il suo sorriso, lo sguardo dubbioso o stupito, il mettersi a braccia conserte, l’essere stravaccato sulla sedia, il disegnare su un foglio, mettersi a piangere o chiedere di uscire con fare scocciato: sono atteggiamenti che comunicano le sue emozioni, il suo vissuto. E’ qui che si gioca l’educazione, perché riesci ad interagire in modo più specifico e individualizzato.

Quest’anno ad esempio, sono timoroso nel trattare temi legati all’affettività. Manca un feedback chiaro da parte degli studenti. Non c’è il clima giusto. La didattica a distanza allora è una modalità, un sostituto, ma che può essere solo temporanea. Non sono possibili ruoli profondamente educativi.

Credo che nessuno sia in grado di fare previsioni sugli esiti finali, la primavera scorsa vi era voglia di coesione, solidarietà, voglia di reagire. Adesso si colgono segni di stanchezza! Non ci sono soluzioni facili per problemi complessi! Certo servono giovani formati e competenti per costruire la società di domani. La DAD ha aumentato le differenze! I più bravi e fortunati per varie ragioni, lavorano anche di più, i meno capaci o che provengono da condizioni di svantaggio più facilmente rimangono indietro, anche nel piano educativo-relazionale.

Ennio Rosalen, insegnante di religione presso l’I.t.i.s. Kennedy di Pordenone, volontario dell’Arcobaleno.

 

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