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Apr, 2023
Essere una comunità – intervista a Johnny Dotti
Dalla serata in rassegna SEMI-VISIBILI,
organizzata con il Comune di Porcia, Il Giglio, L’Airone, la GP2, il Forum delle Associazioni Familiari,
per mettere a disposizione del territorio il frutto di un lavoro condiviso,
nasce quest’intervista con Johnny Dotti che stimola la riflessione sul significato dell’essere oggi comunità.
Ti sei sempre impegnato e dedichi la vita allo studio delle forme sociali e alla loro realizzazione per la giustizia, perché le cose siano più eque.
L’impressione è che le attuali forme sociali, non rispondano al reale bisogno delle persone, non guardino alla realtà e a quello che potrebbe succedere nei prossimi anni.
Affermi che il nostro tipo di società non prevede la comunità. Che cos’è COMUNITA’ o meglio che cosa significa ESSERE COMUNITA’?
Per quella che è la mia esperienza e le condivisioni e gli approfondimenti con altre persone, essere comunità è la dimensione plurale della persona.
Siccome siamo in tempi in cui si confonde la persona con l’individuo e si immagina che ognuno di noi è il proprio io, è chiaro che non c’è spazio per un sentimento,
per un’esperienza di comunità anche se poi rispunta sempre e continuamente da tutte le parti.
Noi siamo un nodo in una grande rete di relazioni. Certo che noi abbiamo un’individualità, siamo unici dice la nostra tradizione,
ma questa unicità si compone di un’infinità di relazioni, non è auto-costruita, sta dentro al fatto che siamo figlio, fratello, amico,
collega, appassionato di qualcosa con qualcun altro, siamo una persona che osserva qualcosa….
Questa, che è l’esperienza più concreta della persona, oggi è rimossa in nome di un individualismo che immagina di autodeterminarsi in tutto, ma la vita concreta non è così.
L’esistenza è sempre stata complicata, ogni periodo presenta le proprie difficoltà.
Credo che questa situazione vada affrontata, via via, con le persone che condividono questo tipo di sentimento.
Ciò che dici è frutto di ciò che vivi, pensiero, fatiche, prove ed errori reali. Cosa in pratica ci aiuterebbe a recuperare valori e senso nella vita?
Mi sento, con altre persone, di vivere ciò che la vita mi chiede di vivere. Ossia di vivere in pienezza tutte le situazioni che si presentano, gioia, dolore, sfide, scoperte, delusioni ….
Cercando di condividere e fare con gli altri, piuttosto che per qualcosa …
Certo, siamo sempre insieme agli altri, anche quando siamo soli. Con il pensiero, con il sentimento, con le parole e poi facciamo anche delle cose con gli altri.
In questo senso le forme sociali devono essere pensate più “con gli altri” che “per gli altri” perché la dimensione sociale dell’uomo è di “essere con”.
Affermi che tutte le azioni sarebbe importante fossero intergenerazionali, che tenessero insieme le generazioni in modo reale.
Questa è una questione fondamentale. L’individualismo ti porta da un’altra parte. Ti porta a viverti come separato dalle cose, come auto-concluso.
Non ti viene in mente che tu sei preceduto da una generazione, che sei davanti ad altre generazioni. L’educazione è un rapporto intergenerazionale.
È un passaggio di esperienze che riguardano il passato, il presente, il futuro e che diventano feconde nell’incontrarsi.
Che cosa significa che bisogna uscire da un’idea di iper specializzazione e ridare dignità alla cultura popolare.
Siamo sempre legati alla questione dell’individualismo. Noi abbiamo avuto una forma di conoscenza che ha frantumato la realtà e questa frantumazione, che è anche interessante e per nulla stupida, porta probabilmente ad approfondire un frammento, ma a non leggerlo mai collegato agli altri frammenti.
Questa è la specializzazione. C’è un linguaggio specifico dell’ingegneria, della pedagogia, della medicina….
L’educazione e la relazione con gli altri richiede anche una visione generale e il fatto di condividere con gli altri un’esperienza del mondo, non semplicemente di una parte del mondo. L’educazione in particolare non può essere rubricata in uno specialismo.
Come traduci nella tua realtà questa condivisione, questo recupero del senso della vita?
Ho potuto sperimentare ad esempio che la vita familiare ha una componente significativa della socializzazione. Non può essere letta semplicemente come un nucleo che si apparta,
in uno spazio e in un tempo fisico costanti e fuori dagli altri. Io vivo in una piccola comunità di famiglie che, come un tempo, vivono uno spazio che è un vecchio cascinale ristrutturato, dove ognuna ha il suo tempo e il suo spazio dalla singola famiglia e poi ci sono tempi e spazi dove le famiglie liberamente condividono delle cose, dove si mangia insieme, si discute insieme, si po’ guardare un film insieme. Questo avviene da trentasette anni, non è poi così impossibile. Un po’ alla volta le cose si fanno.
Grazie Johnny per aver condiviso pensiero ed esperienza, perle nel nostro cammino accanto ai giovani e alle famiglie.
Johnny Dotti Attualmente è presidente di è-one abitare generativo e di Communia fondazione per i beni comuni. Laureato in Pedagogia all’Università degli Studi di Verona, è stato Consigliere Delegato e Presidente di CGM, la più grande rete di Imprese Sociali in Italia, Fondatore, Amministratore Delegato e Presidente di Welfare Italia Impresa Sociale, dedicata allo sviluppo dei servizi per le famiglie e il benessere sociale inclusivo, Amministratore Delegato di On Srl Impresa Sociale e Presidente dell’Advisory Board di Vita. Consulente e formatore per studi e vocazione è stato docente in varie università italiane.