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Mar, 2021

Competenze per stare in rete (e non “cadere nella rete”)

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“Ai bambini deve essere insegnato come pensare.
Non cosa pensare”
Margaret Mead

Mi chiamo Trevisan Camilla e frequento il terzo anno del percorso di studi in pedagogia. Ho ideato, anche in riferimento alla mia domanda di tesi, un progetto per il “gruppo dei piccoli” ospitati nella comunità “L’Arcobaleno”.

Il focus principale del progetto è lo smartphone e, più in generale, l’utilizzo delle tecnologie da parte dei minori. L’idea è nata dal tempo che ho passato con i bambini dell’Arcobaleno, che in più occasioni mi hanno parlato di come passano il tempo quando si connettono alla rete, dei videogiochi a cui giocano e delle app che consentono loro di fare determinate cose e soddisfare, così, alcuni dei loro bisogni.
Grazie a questo, ho avuto modo di capire quali fossero i loro maggiori interessi connessi alla rete e di inserirli nel mio progetto.

Ciascuna attività che svolgo con i bambini in Arco viene presentata per mezzo di uno Smartphone di grandi dimensioni realizzato in cartone. Ogni tema che affrontiamo è connesso ad una specifica app, una finta icona sul finto smartphone, che permetterà ai bambini di riflettere sull’utilizzo dell’app stessa e più profondamente sulle implicazioni che questa può avere nel loro rapporto con se stessi e con gli altri. Le diverse app verranno scoperte e affrontate secondo un ordine preciso che consente al bambino di attuare un percorso graduale dalla scoperta di sé fino alla riflessione riguardo la propria relazione con gli altri, che siano amici o sconosciuti incontrati in rete.

Ogni incontro e ogni attività ha degli obiettivi specifici come: far riflettere il bambino sulla propria identità (instagram), sui propri idoli e modelli di identificazione, sui propri sogni e speranze per il futuro (youtube), sulle modalità di comunicazione con i coetanei e sulla relazione con i propri pari (whatsapp), sul cyberbullismo (tiktok), sulle fake news (google) e sulle dinamiche che si vengono a creare quando si è immersi in un videogioco.

Fino ad ora abbiamo affrontato solo due tematiche, ma sono molto soddisfatta, perché ho la possibilità di osservare il comportamento dei bambini, creare un legame con loro ma soprattutto di offrire uno spazio nel quale possano conoscersi, entrare in relazione, collaborare e imparare insieme in modo dinamico e interattivo. Sono contenta del loro entusiasmo, della loro voglia di esprimersi, di parlare di ciò che li caratterizza e soprattutto della loro curiosità; quest’ultima è importante perché consente al bambino di scoprire il mondo, stimolando l’apprendimento e la voglia di essere partecipe e attivo all’interno del proprio percorso di crescita. Il progetto è strutturato in modo che possa anche educare all’attesa. Infatti, le varie tematiche e attività verranno svelate gradualmente durante il percorso e non anticipate, per fare in modo che il bambino interiorizzi il valore dell’attesa, del “desiderare”, e per stimolare, ancora una volta, la sua curiosità.

Camilla Trevisan, tirocinante

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