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Jul, 2020

Buone occasioni educative – di Marco Napoletano

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“Cerco l’estate tutto l’anno, e all’improvviso, eccola qua…”

Paolo Conte agognava l’estate un po’ come tutti noi che durante i mesi trascorsi in quarantena, abbiamo “cercato” con l’immaginazione il giorno della liberazione, il momento in cui avremmo finalmente riguadagnato la libertà. E adesso, all’improvviso, eccolo qua.

Solo che, proprio come nella canzone, insieme all’agognata riapertura è giunta anche la nota dolente, la velata delusione di una libertà condizionata da vincoli e limiti, distanziamenti, norme igienico sanitarie.

Insomma non ci possiamo ancora rilassare veramente, e soprattutto nelle relazioni dobbiamo stare attenti, conservare la prudenza, mantenere la distanza.

Un concetto che appare quasi come una contraddizione in termini, soprattutto a chi per ruolo, vocazione o professione, fa della relazione l’elemento cardine della propria identità: genitori, insegnanti, animatori, educatori e professionisti della relazione si interrogano su come portare avanti la propria missione rispettando al contempo il dovere igienico-sanitario (oltre che morale e sociale) del distanziamento.

Un bel dilemma. Anzi più di uno, se cominciamo a chiederci come la situazione sia vissuta dai bambini e dai ragazzi.

C’è chi ha preso posizione dichiarando che tutto ciò costituisca un controsenso, un’arbitraria assurdità e persino un’ingiustizia, perché i bambini non dovrebbero essere sottoposti a simili “violenze” ed hanno diritto ai propri diritti.

Difficile contestare queste posizioni idealistiche (o ideologiche?): nessuno sarebbe disposto a dichiararsi contrario ai diritti dell’infanzia. Il problema è che ai proclami segue ben poco, e l’adulto che li ha sbandierati rimane inerte di fronte alla necessità dei limiti, pago soltanto (forse) della sua posa da paladino dei bisogni del fanciullo.

Più fruttuoso è forse (o senza forse…) l’atteggiamento di chi cerca, in questa situazione, qualche buona occasione di cambiamento. Perché a ben guardare le opportunità ci sono eccome.

Eccone alcune:

• ciò che stiamo vivendo offre l’occasione di interrogarci sul nostro ruolo di adulti e di educatori. Adulto è chi sa stare in contatto con la realtà senza disperarsi, lamentarsi o recriminare, chi supera gli ostacoli che si presentano e opera scelte utili e fruttuose. Adulto è chi sa rimboccarsi le maniche e fare di necessità virtù. Ecco la buona occasione educativa: affermare (coi fatti, non a parole) che anche coi limiti e nella fatica si può fare qualcosa di buono, occupandosi di sé e degli altri anziché dimostrarsi insofferenti nei confronti di regole e divieti. Stare dalla parte dei bambini e dei ragazzi non vuol dire lamentarsi al posto loro, ma lavorare per renderli felici nonostante i confini imposti dalla situazione. Col doppio vantaggio di aver risposto ai loro bisogni e di aver offerto un buon esempio cui guardare.

• Un’altra cosa che la situazione ci sta insegnando è che bambini e ragazzi non hanno affatto bisogno che riempiamo tutto il loro tempo, che li colmiamo di stimoli, che scegliamo mille impegni con cui tenerli occupati. Una volta che abbiamo dato loro uno spazio e dei limiti (inclusi quelli imposti dalle norme igienico-sanitarie) sono perfettamente capaci di trovare da sé la maniera di relazionarsi, divertirsi, giocare e stare insieme, e magari sono più bravi di noi a convivere con le restrizioni. Basti osservare un centro estivo: bambini e ragazzi non stanno affatto soffrendo dei limiti del distanziamento e delle molte cose per le quali ci eravamo preoccupati; il loro comportamento sembra piuttosto affermare: “Dimmi fin dove posso arrivare e poi lasciami divertire, che io so come fare”. Chissà che con l’occasione noi adulti, oltre al distanziamento igienico sanitario, non impariamo a mantenere anche una sana distanza di rispetto dagli spazi dei bambini, lasciando che facciano da soli le proprie esperienze.

• Altra cosa che possiamo imparare da questa situazione eccezionale è che le narrazioni che scegliamo possono fare la differenza. I termini che gli adulti utilizzano per definire la realtà hanno un fortissimo potere educativo: bambini e ragazzi ne sono profondamente influenzati e la loro stessa percezione delle situazioni cambia a seconda delle parole che scegliamo. Definire “ingiustizia”, “trauma” o “tortura” una regola di distanziamento finirà per renderla davvero tale agli occhi di un bambino, mentre chiamarla “nuova esperienza” può facilitare di molto il suo modo di affrontarla.

Se teniamo ai diritti dei bambini ricordiamoci che tra questi c’è anche il diritto all’educazione, che presuppone la presenza di adulti consapevoli e capaci. Capaci di affrontare la realtà in modo realistico e costruttivo, cioè considerandone i limiti, ma anche e soprattutto sapendone cogliere le opportunità, compresa quella di ridare fiducia a se stessi e alle nuove generazioni.

Marco Napoletano, Counsellor professionista, coordinatore di servizi scolastici e progetti educativi per bambini, adolescenti e famiglie, formatore e consulente educativo.
Collabora con l’Arcobaleno svolgendo percorsi di formazione interna rivolti agli educatori e incontri per i genitori sui temi della Relazione Educativa.

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